Sunday, September 03, 2006

Qualcuno era Forzista

Proprio all’inizio dell’epoca Berlusconi, in cui sua Eccellenza si sentì in dovere di difenderci da una divinata quanto insospettabile presa del potere da parte dei comunisti, il signor G., all’anagrafe Giorgio Gaber, componeva un monologo che invece sembrava segnare la fine di un lungo e doloroso sforzo di utopia politica. Qui di seguito ci proponiamo, senza credere che l’ispiratore possa donarci oltre all’idea anche la sua acuta sensibilità, di leggere in modo analogo un'altra epoca che molti segni ci farebbero sembrare conclusa. Non lo diciamo con gran sollievo, perché all’epoca galeotta dell’egemone democrazia cristiana subentrò quella spartita dell’orgoglio socialista, a cui appunto seguì quella di ForzaItalia, e ogni volta che si apre la porta per mandare via qualche manolesta venditore di bibbie subito entra un manolesta venditore di elisir…

Qualcuno era forzista perché la politica gli era sempre entrata in casa e in testa, sin da piccolo, da quello schermo grigio nella cucina giallastra, insieme alla puzza verdenausea di cavoli e alla cronaca nera delle brigate rosse, quando scorse dietro ai vapori del pentolame tutte quelle bandiere azzurre al vento.

Qualcuno era forzista perché nel 1994 il Milan era all’apice di un lungo periodo di risultati clamorosi.

Qualcuno era forzista perché era vissuto in un ambiente dove era abituato a difendere a testa bassa l’indifendibile, cattofascista in Emilia Romagna o comunista ai Parioli, contrario da sempre fino a contrarre una bastian labirintite, con un acufene conflittuale cronico che gli faceva percepire il conflitto di interessi come una portentosa, benevola confluenza di interessi.

Qualcuno era forzista perché aveva un fiuto umano un po’ congestionato e non capiva proprio cosa potesse esserci di male in chi dice bene bravi bello la bua ai brutti e brioches per tutti. Non ci stava alla sinistrorsa paranoia di vedere una fregatura dietro ogni esorbitante promessa.

Qualcuno era forzista perché già da qualche anno aveva ammirato la favolosa ascesa finanziaria del cavaliere azzurro, tanto luccicante e gloriosa come la processione di un santo patrono in confronto a quelle oscure complesse vicende di potenti e sconosciute eminenze prive di fascino, lontane dai riflettori e dal potere ineffabile.

Qualcuno lo era ancor più da quando magistratura e ispettori di finanza vollero scavare tra le carte e trasformare anche quella favola in una di quelle oscure complesse vicende, fritti misti di cifre, di transazioni frantumate e ricomposte, di paradisi fiscali, massoneria e poteri paralleli; così era diventato forzista perché solo da bambini si è così maturi da saper rinunciare alla proprie favole senza sentirsi degli idioti.

Qualcuno era forzista perché si era convinto che il massimo bene comune fosse la somma del massimi beni individuali, dei sani egoismi di cui era principe promotore ed esortatore il cavaliere caramellato.

Qualcuno era forzista perché Di Pietro gli aveva denunciato il tetto abusivo della villetta a Curno(Anch’io pensavo che l’amico scherzasse!).

Qualcuno era forzista perché lo stile del venditore gli piaceva, vistoso ma dinamico, cravatte e scarpe a punta quadra, non perché fosse un dottore o un finanziere, ma perché tramite sé stesso e solo sé stesso sapeva convincere la gente che la felicità si celava dietro una stoffa antistatica, un depuratore casalingo o un mutuo ventennale.

Qualcuno era forzista perché aveva sentito che ai fedeli si regalavano orologi d’oro.

qualcuno lo era perché da un epoca di corruzione si poteva venirne fuori solo con un bel partito tutto nuovo e privo di peccati.

Qualcuno era forzista perché Forza Italia non era come Picasso, come i Radicali, come la dichiarazione dei redditi e il videoregistratore: non era da capire, era autoesplicativa come un uovo e un foulard; come quei sogni in cui troviamo soldi per strada.

qualcuno era forzista perché finalmente non un partito ma un uomo, ecce homo.

Qualcuno era forzista perché era andato alle scuole private e confondeva gli ostelli con i centri di accoglienza per rifugiati e con le mense per poveri

Qualcuno era forzista perché era andato alle scuole pubbliche e nessun altro veniva portato alle medie in Jaguar, e aveva la Opel Tigra al liceo.
Qualcuno era forzista perché aveva passato le scuole a invidiare la Jaguar, l’Opel Tigra, le scarpe della Puma e il sorriso da iena del compagno.

Qualcuno era forzista perché il comunismo italiano, dopo Berlinguer, non si era premunito di sfatare gli spettri di un comunismo applicato in altri paesi, né di parlare in modo chiaro ed ecumenico senza avere l’aria eternamente sobillatrice.

Qualcuno era forzista perchè lo era la moglie di Gaber…

Qualcuno era forzista perché Gaber era, in virtù della moglie deputato europeo per Forza Italia, pazzo o ipocrita, e così tutti i fratelli Guzzanti in virtù di padre senatore, Jannacci era rincoglionito e biascicava, Fo era un forsennato marziano, De Gregori non apriva bocca da 20anni, Eco scriveva libri su altri libri…e tutti gli altri uomini della sinistra erano altrettanto fumosi intellettuali, e Grillo parlava parlava, faceva perdere il senso e i sensi, era contro tutti e …Dio mio quanto sudava. Era forzista perché detestava quel compassionevole fumo passivo che usciva dai discorsi della sinistra “pensante”.

Qualcuno era forzista perché la sinistra non aveva mai saputo dare una parola chiara al problema dell’inquietudine giovanile. Giovani annoiati teppisti drogati questuanti ribelli paurosi irriverenti associati chiassosi depressi. Quei giovani che rendevano inquietante scendere con il cane al parco e dormire accanto agli appartamenti di studenti.

qualcuno era forzista perché gli piaceva piacere alla gente che piace

qualcuno era forzista per vincere, gli piaceva vincere, parlare di vittoria festeggiare la vittoria, dileggiare gli sconfitti, calpestare i pessimisti, gli piaceva trasformare in qualcosa di formoso e luccicante come un idolo il proprio nichilismo politico.

qualcuno era di Forza Italia perché sperava in una Forte Italia.

qualcuno era forzista perché non capiva proprio cosa portasse dei mediocri operai, studenti, postini e tranvieri a riunirsi tra loro in mediocri gruppi di pessimismo associato per specchiare la loro tristezza in altra tristezza e dare credito a quel miraggio venefico chiamato comunismo, anziché cercare sballose feste in cui stemperare le loro fiacche esistenze.
Qualcuno era forzista perchè si era accorto che l’etica, cavallo di troia della sinistra, travestita di principi, era invece un istinto di difesa delle suddette tribù di subalterni, l’unico principio autofondante era la forza, la sopravvivenza.

Qualcuno era forzista perché in quei giorni alla sinistra non gli venne in mente nulla se non mimetizzarsi sui metodi dell’avversario. Scomparendo.

Qualcuno era forzista perché si era assopito in quei giorni in cui tutto il resto era caduto. Si ricordò qualcosa che aveva sognato, bruciò il caffè, andò a votare con il pigiama sotto il cappotto per evitare qualche parente in casa e tornò ad assopirsi.

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